Pubblicato il 26 Aprile 2021.
Le riflessioni del segretario generale di ANEC Lazio, Massimo Arcangeli, in un’intervista rilasciata a Monolite Notizie a proposito della riapertura dei cinema
Pubblichiamo la trascrizione della video intervista a firma di Alessandra Battaglia che ringraziamo.
Il suo ruolo apicale va avanti da ventidue anni, quindi ha una lunghissima esperienza in materia
Si, e viene messa anche a dura prova perché questo anno e mezzo di pandemia che nessuno di noi si aspettava ha divorato un po’ delle nostre energie e del nostro entusiasmo, però dobbiamo avere anche la forza di reagire anziché piangerci addosso, di trovare gli strumenti per ritornare gradualmente alla normalità.
Il nostro settore è stato sicuramente uno dei più devastati, siamo stati costretti nell’interesse pubblico e della tutela sanitaria a tenere chiuse le nostre aziende, le nostre strutture, i nostri cinema, i teatri in tutta Italia e devo dire abbiamo il desiderio di riaprire questi luoghi il prima possibile e di restituirli alla comunità, ai cittadini, agli amanti del cinema. Speriamo di farlo presto.
Il 26 ci sarà questo via libera che è un primo step probabilmente per ritornare in sala o comunque ritornare al grande schermo?
Una data simbolica perché è un’apertura apparente, di fatto le difficoltà, le prescrizioni, i vincoli in questo momento comunque delicato, cruciale nella gestione della pandemia non ci consentono di aprire su larga scala perché di fatto il coprifuoco alle 22, la limitazione, il contingentamento dei posti, il rischio di passare da zona gialla ad arancione dopo una settimana, l’impossibilità di caratterizzare quello che è il piacere di andare al cinema, mangiare un popcorn che è un po’ la caratteristica, anche il divieto di questi aspetti mette in grande difficoltà realmente la possibilità di una riapertura. Però dobbiamo avere fiducia. Stiamo cercando di sostenere anche attraverso la Regione queste riaperture perché sarà un processo graduale. A differenza dell’altro anno abbiamo una variante rispetto alla soluzione della pandemia: il vaccino. Questo ci dà una prospettiva di fiducia, di speranza, la voglia di metterci in gioco, di fare la nostra parte perché vediamo una luce in fondo al tunnel. E quindi dobbiamo tutti insieme, il sistema cinema (produttori, distributori, esercenti) e anche le istituzioni pubbliche agevolare questo processo che ci consenta di tornare alla normalità. Utilizzare questo periodo estivo per permetterci a settembre ottobre il piano vaccinale che si è in qualche modo esaurito, con l’immunità di gregge, di ristabilire un rapporto sano con i nostri spettatori perché poi non sarà facile riportare il pubblico nelle nostre sale.
Quale sarà la difficoltà maggiore che si proporrà?
C’è stato un po’ di terrorismo psicologico in parte anche giustificato, i luoghi al chiuso sono stati percepiti come luoghi di maggior contagio… ci vorrà un po’ di tempo e pazienza ma tutti insieme ci risolleveremo. E nonostante il governo abbia scelto un rischio calcolato per noi sarà faticosa. Ma la Regione ci sta vicino, ci sta sostenendo, sta incentivando questo processo virtuoso e questo volano per le ri-partenze noi faremo anche delle arene estive. Il tema però del coprifuoco deve essere risolto perché se al chiuso il coprifuoco vale per le 22, all’aperto non può valere la stessa ora perché un’arena estiva inizia a fare spettacolo alle 21-21.15 perché prima c’è ancora luce. Quindi devono consentirci di avere delle certezze per poter programmare e pianificare insieme al cinema al chiuso che è l’elemento cardine per la ripartenza del mercato, poter utilizzare l’estate per chi ha la forza e il coraggio di mettersi in gioco e organizzare delle arene estive per ristabilire un rapporto con il nostro pubblico con chi ha ancora desiderio e sente la mancanza di vivere l’esperienza del cinema su grande schermo in comune, con gli amici, con la famiglia. Un’esperienza condivisa che solo al cinema può avere quelle caratteristiche e quell’emozione.
Quanto hanno inciso le piattaforme e il loro modo di prendere fette di mercato sempre più ampio in questo processo?
Noi apriremo le nostre sale e saremo ‘costretti’ a proiettare dei film che in contemporanea sono presenti oggi sulle piattaforme. È stato l’unico modo per i produttori dei contenuti di immettere sul mercato un prodotto che altrimenti sarebbero stati costretti a tenerlo in magazzino. Questo aspetto modificherà completamente alcune dinamiche che non c’è dubbio che gli stessi partner della distribuzione sia nazionale che internazionale hanno necessità di creare delle condizioni temporali diverse tra l’uscita del film in sala per un pieno sfruttamento dal punto di vista commerciale e lo sfruttamento sugli strumenti paralleli (piattaforme, televisioni come Sky etc.) ma non c’è dubbio che non sarà più come prima. Questa pandemia ha modificato anche dal punto di vista dei rapporti e delle dinamiche di mercato alcuni aspetti che dovremo andare a ri-disciplinare e ricostruire tutti insieme.
Quello che non può aver modificato la pandemia è il piacere dell’esperienza su grande schermo…
Ci arrivano segnali veramente da parte del pubblico. Sentono la mancanza e hanno il desiderio di tornare nelle nostre sale. Questo è uno stimolo e ci dà una forza e il coraggio di mettere davvero in discussione le nostre paure, le nostre preoccupazioni. Il rischio di una tipologia di attività che è stata pesantemente segnata da questa pandemia. Però dal punto di vista del riscontro del nostro pubblico ci dà quella forza e quel coraggio di rimetterci in gioco il prima possibile e quindi il desiderio e la mancanza ma anche per i giovani, anche per tutti noi che siamo stati chiusi nelle nostre case, costretti a limitare le nostre libertà. Ecco io mi auguro che quando questo avverrà e ci saranno le condizioni, il pubblico risponderà in maniera massiccia e quell’esperienza lì, il desiderio di viverla insieme agli altri, in forma collettiva, credo che sia una componente antropologica della nostra natura, di vivere e condividere un’esperienza unica come può essere anche quella del teatro, come può essere quella del cinema che ci è stata negata per tanto tempo e che mi auguro che ci sia il desiderio di viverla ancora.
Parliamo quindi degli eroici che hanno deciso di riaprire sin dal 26 aprile. C’è qualcuno che ha avuto il coraggio di riaprire le sale nonostante tutto?
Soprattutto a Roma , perché in provincia questa scelta è ancora più rischiosa, ancora più faticosa, ci stanno lavorando. Stiamo cercando anche noi di rassicurarli e di stare loro vicini e di affiancarli. Ma già noi dal 26 avremo dei cinema romani che ad esempio hanno deciso di riaprire con dei film alcuni già passati in piattaforma alcuni in parallelo. Ci sono gli Oscar che sono imminenti e anche quello darà un segnale . Abbiamo il Farnese, il Greenwich, il nuovo Sacher, il Quattro Fontane che hanno deciso di aprire da lunedì e dal 29 insieme a loro ci sarà anche il Caravaggio, il Giulio Cesare, l’Eur Cine, il King, il Nuovo Olimpia, il Lux, l’Odeon, l’Intrattenere, quindi è un segnale positivo che noi vogliamo dare anche ai nostri partner della distribuzione perché si convincano ad uscire con i film che sono poi l’elemento decisivo per incentivare il pubblico a rivivere quell’emozione in sala. Noi faremo la nostra parte e devo dire un ringraziamento particolare, lo ribadisco, alla Regione Lazio che ha compreso in maniera decisa la necessità di affiancare questo processo di ritorno alla normalità, perché da soli non ce l’avremmo fatta. Dopo 14 mesi devastanti sarebbe stato il colpo di grazia definitivo. Quindi anche questo sarà un elemento di incentivo, di convincersi della necessità di riaprire questi luoghi e restituirli alla normalità.
Secondo lei quale può essere la differenza tra salire su un treno, un autobus, entrare in un supermercato o sedersi in un cinema con il distanziamento?
Io mi metto sempre nei panni di chi deve prendere scelte e decisioni che tutelano la salute pubblica come nei confronti della scuola. Non c’è dubbio che nella nostra vita collettiva ci sono delle priorità e allora quando Draghi parla di rischio calcolato, quel rischio calcolato va compensato con altre forme di attività che possono e devono avere la pazienza di aspettare un po’. Mandare i figli a scuola, avere la possibilità di usare i mezzi pubblici, poter accedere in un supermercato per sfamare noi e le nostre famiglie, credo che in un determinato momento doveva compensare il rischio di contenere questa pandemia. E quindi abbiamo fatto un sacrificio, l’abbiamo fatto al servizio della collettività, ci siamo sacrificati perché ci è stato chiesto di rimanere chiusi per salvaguardare la salute pubblica e l’incolumità di tutti. Chiediamo però in questo momento di essere aiutati e di tornare alla normalità il prima possibile.
Anche perché la domanda di bellezza, di emozione, di sogno che il cinema sa accogliere, sa farci entusiasmare, adesso è diventata veramente potente da parte di tutti
Sta maturando anche quel desiderio, sentire la mancanza è un aspetto bello. Percepire, ricevere mail su Facebook, sui social in cui ci sono ragazzi, giovani, meno giovani che ci chiedono di riaprire perché vogliono tornare a vivere quell’emozione è un aspetto che ci conforta, ci rassicura e che è anche bello dal punto di vista umano, della nostra società che sente il bisogno di riconquistare quei luoghi e quegli spazi e quelle esperienze che per tanto tempo ci sono state negate.
photo on pexel