Pubblicato il 18 Agosto 2021.
a cura di Ludovico Cantisani
Abel Ferrara (New York, 1951) è uno dei più importanti registi del cinema indipendente americano, da molti anni artisticamente attivo anche in Italia. Emerso sul finire della New Hollywood, Ferrara tra gli anni ottanta e novanta ha conseguito uno status di regista di culto con film quali lo slasher The Driller Killer, Gangs of New York, Il cattivo tenente con Harvey Keitel e The Funeral, trattando in un registro neo-noir storie di violenza e di dipendenza che troveranno una loro sintesi in The Addiction del 1995.
Dopo il Leone d’Argento andato al film a sfondo religioso Mary al Festival di Venezia del 2005, il suo cinema ha una parziale svolta verso una rappresentazione visiva e sincretistica della spiritualità, e Ferrara lavora sempre più spesso in Europa abbandonando gli scenari metropolitani americani che avevano caratterizzato la prima parte della sua carriera.
Dopo una serie di documentari girati in Italia tra cui Napoli, Napoli, Napoli e Piazza Vittorio, Ferrara realizza a pochi anni di distanza l’uno dall’altro Pasolini, Tommaso e il più recente Siberia, una esplorazione dell’inconscio di un misterioso viaggiatore in cui si riconosce il percorso spirituale dello stesso regista, tra montagne innevate, scenari desertici e le angosce della vita matrimoniale. Presentato al Festival di Berlino nel 2020 e interpretato dal pluripremiato attore Willem Defoe, dopo un passaggio nelle sale italiane ad agosto 2020 Siberia arriva all’arena di Notti di Cinema a Piazza Vittorio il 19 agosto alle 20:30. Di ritorno dal Lucania Film Festival di Pisticci dove è stato ospite speciale e dal Festival del Cinema di Locarno durante il quale ha presentato il nuovo Zeros and Ones, war movie distopico di ambientazione romana girato durante la pandemia, Abel Ferrara in persona introdurrà la proiezione a Piazza Vittorio.
Quando ti sei trasferito in Italia dall’America e perché?
Sono sette anni che vivo a Roma, ma la mia famiglia è di origine italiana e precedentemente ero stato per un certo tempo nella zona di Napoli. Le origini della mia famiglia sono a Sarno, in Campania, e pur essendo nato a New York sono cresciuto in un ambiente e in una cultura profondamente italiana, nel Bronx, per cui ero molto connesso con le mie radici già da bambino. Nel 2014, grosso modo nello stesso momento in cui realizzavo Pasolini, ho conosciuto Cristina, che adesso è diventata mia moglie e la madre di mia figlia Anna, e allora mi sono stabilito qui.
Che importanza ha Pasolini, sia come cineasta che come scrittore, per il tuo cinema?
Pasolini è un’influenza totale per me. Non solo per i miei film, anche per la mia vita. Del resto, non puoi separare la vita di Pasolini dai suoi film. Lui era un poeta, un giornalista, un uomo libero, un libero pensatore e un uomo politico: è tutto ciò che speriamo di essere, ciò che proviamo ad essere, una grande ispirazione, un vero modello. Fare un film dedicato a lui e alla sua morte mi ha dato un’opportunità unica di imparare di più su Pasolini. Ho intervistato le persone che ha conosciuto, gli attori con cui ha collaborato, gli amici che lo hanno conosciuto, sinanche la persona che, secondo il verdetto, lo ha ucciso, ed è emerso davvero un ricchissimo materiale dal quale siamo partiti per fare il film.
Un altro dei tuoi titoli italiani più recenti è il documentario Piazza Vittorio. Vivi lì? Cosa ti piace della zona?
Sì, io vivo nella zona di piazza Vittorio, davanti al teatro Brancaccio. Mi piace tutto di quella zona, la piazza, la vista su via Merulana, il melting pot, il mercato. Sto sempre lì quando posso, e mi piace tutto del quartiere: non conosco bene tutta Roma, ma il quartiere Esquilino sì.
Stando alle tue dichiarazioni e alla comune presenza di Willem Defoe in entrambi i film, Tommaso e Siberia sono due film molto vicini.
Siberia è stato concepito prima di Tommaso, ma girato dopo, ma tutti i miei film sono connessi in un modo o nell’altro. Certo, Tommaso/Willem nel film è un regista che sta preparando Siberia, e questa è una connessione molto fra i due lavori.
Willem Defoe è l’attore con cui hai collaborato più spesso, un vero volto-simbolo della tua filmografia. Cosa ti piace di lui?
Adoro Willem, adoro tutto di lui. Anche lui vive all’Esquilino. Siamo amici, vicini e collaboratori: in una maniera molto semplice, siamo soul brothers, come si dice a New York.
Siberia ha rappresentato la tua prima collaborazione con la Vivo Film, una delle più importanti produzioni italiane nel campo del cinema d’autore.
Sì, è stato Michael Weber della Match Factory a farmi conoscere Marta Donzelli e Gregorio Paonessa. Marta si è molto entusiasmata per i materiali del film, ed è stato magica la loro abilità nel rendere Siberia possibile. Sono grato alla Vivo Film e a tutto il loro staff, non è stato semplice.
Cosa ti aspetti dalla serata del 19 agosto a Piazza Vittorio?
Sono molto felice di proiettare Siberia a Piazza Vittorio, è il luogo dove vivo: per me questa rappresenta un po’ una fine del cerchio, è perfetta. Stare fuori al parco, con molte persone, con le persone che hanno lavorato al film, sono sicuro che sarà fantastico. Sarà una meravigliosa serata. Devo ringraziare Massimo Righetti per avermi invitato. Ho già proiettato lì il documentario Piazza Vittorio due anni fa, e fu bellissimo. Sono sicuro che sarà altrettanto bello.