Pubblicato il 3 Dicembre 2021.
di Ludovico Cantisani
Lo strumento di sgravio fiscale più significativo introdotto ormai da anni dal Ministero della Cultura è il famoso “tax credit”: un incentivo ad ampio raggio che va ad agevolare tanto le produzioni cinematografiche quanto le case di distribuzione e i privati che intendono investire nei film, ma anche e soprattutto la filiera delle sale.
Il Ministero della Cultura ha infatti vagliato una speciale sezione di tax credit che vuole sostenere gli investimenti volti alla realizzazione di nuove sale cinematografiche o al ripristino delle sale inattive. Tutti i costi del caso, dalla ristrutturazione all’adeguamento tecnologico delle sale ai nuovi standard, dal rinnovo degli impianti di proiezione e di suono all’acquisto di arredi, apparecchiature e servizi accessori, vengono considerati come “costi ammissibili”.
Il beneficio è riconosciuto agli esercenti cinematografici che operino con codice ATECO 59.14. Gli esercenti ovviamente devono essere in regola con tutti gli obblighi in materia previdenziale, fiscale e assicurativa, in materia di igiene e sicurezza sul lavoro, e devono applicare con i dipendenti i contratti nazionali del lavoro attualmente vigenti per la categoria. Ovviamente non possono avere procedure fallimentari in corso, né pendenze o ricorsi con le pubbliche amministrazioni per contributi precedentemente ottenuti. Per poter fare domanda di tax credit, ciascuna sala cinematografica deve poter dimostrare di rispettare i requisiti nazionali di accessibilità dei soggetti portatori di handicap motorio, e deve prevedere una possibilità di fruizione anche da parte di individui con disabilità sensoriale – i sottotitoli e l’audiodescrizione, per fare due esempi standard. La sala oggetto dell’investimento deve inoltre essere dotata di almeno 25 posti, e deve continuare l’attività di “pubblico spettacolo cinematografico” per almeno tre anni dopo aver presentato richiesta di tax credit.
Evidentemente la maggior parte degli esercenti possono rientrare tra i soggetti ammissibili del contributo, nonostante l’apparentemente alto numero di condizioni e “paletti”. Proprio per questo motivo che il tax credit è una grande opportunità per tutti i gestori delle sale, che possono così alleviare, e non di poco, il proprio carico fiscale.
Il tax credit è riconosciuto infatti nella percentuale standard del 20% del costo eleggibile per operazioni che riguardino la ristrutturazione e l’adeguamento strutturale e tecnologico delle sale, oppure l’installazione, la ristrutturazione, il rinnovo di impianti, apparecchiature, arredi e servizi accessori; ci sono però alcune operazioni particolari per cui “l’aliquota” dello sgravio fiscale aumenta in maniera significativa. Il tax credit sale al 25% per la realizzazione di nuove sale o per il ripristino di sale chiuse o dismesse da almeno 24 mesi dall’inizio dei lavori, e per i lavori di ristrutturazione e rinnovamento di sale esistenti che comportino l’incremento del numero di schermi. Ci sono poi ulteriori possibilità di aumento dell’aliquota che la possono portare anche fino al 30% e addirittura al 40% quando, ad esempio, gli investimenti riguardano le sale storiche oppure cinema collocati in piccoli comuni sotto i 15.000 abitanti.
La richiesta del tax credit si fa sulla piattaforma DG Cinema Audiovisivo, la stessa abitualmente utilizzata dalle società di produzione per fare richiesta dei contributi selettivi. Una volta registrata la propria impresa, per procedere con la domanda di credito d’imposta bisognerà inserire una serie di dati e di allegati, che comprendono: il certificato di regolare esecuzione dei lavori sulla struttura, particolarmente importante in caso di restauri o ammodernamenti di vario tipo; l’indicazione del costo complessivo affrontato, l’attestazione di inerenza al progetto delle spese sostenute redatta da un revisore contabile; una specifica dell’ammontare del credito d’imposta spettante, che l’esercente deve calcolare da solo sapendo che poi sarà compito del Ministero verificare l’esatto importo; una sorta di piano finanziario che indichi e computi tutte le fonti finanziarie della copertura dell’investimento, tanto l’apporto societario diretto quanto eventuali altri contributi pubblici o privati ricevuti; un’autodichiarazione da parte del legale rappresentante dell’impresa che attesti il rispetto di tutti i requisiti di ammissibilità.
I tempi di risposta sono più rapidi della media delle domande ministeriali, dal momento che entro due mesi la Direzione Generale Cinema e Audiovisivo comunica a chi ha fatto domanda l’importo del credito spettante. Lo sgravio fiscale sarà “maturo” e disponibile nel cassetto fiscale dell’imprenditore a partire dal 10 del mese successivo alla comunicazione – a patto che sia avvenuto e riscontrabile l’effettivo pagamento delle spese indicate nella domanda.
Se il tax credit viene accordato, il Ministero richiede che, per i successivi tre anni dopo la richiesta, almeno il 30% della programmazione della struttura comprenda film di nazionalità italiana o di altro Paese dello Spazio Economico Europeo, percentuale ridotta al 20% nel caso di cinema dotati di non più di due schermi. Bisogna inoltre continuare a fornire al Ministero, sulla base di modelli forniti dalla piattaforma DG Cinema, una serie di dati che consentono di valutare “l’impatto economico, industriale e occupazionale” del tax credit ottenuto. Sono però evidentemente piccole richieste facilmente assolvibili, di fronte a un sistema di aiuti che, se correttamente compilato, agevola molto i gestori delle sale.
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