Pubblicato il 13 Febbraio 2024.
di Ludovico Cantisani
Uno degli elementi di base del cinema, a volte più importante della stessa regia, è la cosiddetta “fotografia” di un film. Negli ultimi decenni da direttori della fotografia di tutto il mondo è stato sollevato un importante dibattito per il riconoscimento dei diritti d’autore sull’immagine a chi la illumina e la inquadra, e diverse voci note del settore in Italia hanno chiesto uno slittamento semantico del termine: chi sul set di un film imposta l’illuminazione e d’accordo con il regista l’inquadratura, coordinando tutta la squadra degli operatori e dei macchinisti, non dovrebbe essere chiamato più “direttore della fotografia” ma “autore della cinematografia”, sul calco dell’inglese cinematographer. Ma al di là di queste disquisizioni terminologiche, la figura del direttore della fotografia o autore della fotografia che sia è una delle più importanti della troupe di un film: vediamo allora quali sono dieci pubblicazioni, tra libri-intervista e trattati di teoria e storia della fotografia cinematografica, che dovrebbero essere lette da chiunque voglia approfondire la tecnica, la storia e il percorso dei grandi nomi della fotografia cinematografica, in Italia e nel mondo. Un numero significativo di questi libri è stato pubblicato in Italia da Artdigiland, un editore specializzato italo-irlandese con una storica collana dedicata ai “maestri della luce”.
Vittorio Storaro, Bob Fisher, Lorenzo Codelli, L’arte della cinematografia (Skira)
Vittorio Storaro, tre volte premio Oscar per la migliore fotografia (nel 1980 per Apocalypse Now di Francis Ford Coppola, nel 1982 per Reds di Warren Beatty e nel 1988 per L’ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci), affida a questo le sue principali riflessioni sull’arte e sulle immagini. Corredato da importanti contributi di colleghi e studiosi quali Luciano Tovoli, Daniele Nannuzzi e Gabriele Lucci, L’arte della cinematografia si propone come un excursus “d’autore” su oltre cento anni della storia del cinema, tracciando i profili biografici e artistici di centocinquanta tra i maggiori cinematographer di sempre, nell’intento dichiarato di spiegare al pubblico quanto la figura dell’”autore della cinematografia” sia essenziale nella resa di un film.
Stefano Delli Colli, Tonino Delli Colli, mio padre. Tra cinema e ricordi (Artdigiland)
Scritto dal figlio Stefano con contributi fra gli altri di Roberto Benigni, Lina Wertmuller, Laura Delli Colli e lo stesso Vittorio Storaro, Tonino Delli Colli, mio padre è un emozionante memoir biografico che vuole ricostruire la carriera, la vita e l’eredità di uno dei più grandi autori della fotografia del cinema italiano e mondiale. È a Tonino Delli Colli infatti, nato nel 1923 e morto nel 2005, che si devono le immagini di alcuni dei più grandi capolavori del cinema del secondo Novecento, fra cui Accattone e tutta la cosiddetta Trilogia della vita di Pier Paolo Pasolini, Il buono, il brutto e il cattivo, C’era una volta il West e C’era una volta in America di Sergio Leone, Ginger e Fred e La voce della luna di Federico Fellini e, ultimo titolo della sua carriera, La vita è bella di Roberto Benigni.
Vittorio Storaro, Scrivere con la luce (Mondadori Electa)
Se il sopraccitato L’arte della cinematografia voleva proporsi come uno sguardo complessivo su tutta la storia della fotografia cinematografica, in Scrivere con la luce il tre volte premio Oscar Vittorio Storaro scava ancora più a fondo nella sua carriera e nella sua concezione dell’immagine. Il ricordo della realizzazione di film noti e meno noti come Giovinezza, Giovinezza di Franco Rossi, Ultimo Tango a Parigi e Novecento di Bernardo Bertolucci, il Giordano Bruno di Giuliano Montaldo con Gian Maria Volonté, il sodalizio con Coppola per titoli come Apocalypse Now e Un sogno lungo un giorno e tutta la collaborazione in Spagna con Carlos Saura si alterna a riflessioni dotte sulla pittura di Caravaggio, sulla teoria del colore di Goethe e su simbolismi cromatici archetipici e quasi junghiani. Ad accompagnare il volume un DVD che si propone come una vera e propria lezione di cinema da parte di quello che è da più parti considerato come il più grande direttore della fotografia della storia del cinema.
Piercesare Stagni, Valentina Valente, Suspiria e dintorni. Conversazione con Luciano Tovoli (Artdigiland)
Classe 1936, Luciano Tovoli è stato un altro dei più importanti direttori della fotografia italiani lanciati anche a livello internazionale, fra i maggiori promotori del discorso sull’autorialità del cinematographer, ideatore di Imago, la più importante associazione di categoria a livello mondiale, nonché il primo in assoluto a fotografare un film con macchine da presa analogiche, antenato del digitale, ai tempi de Il mistero di Oberwald di Michelangelo Antonioni. La collaborazione tra Tovoli e Antonioni portò alla realizzazione di uno dei più grandi film della storia del cinema con Professione: Reporter, ma il titolo di cui Tovoli va più fiero è l’horror Suspiria di Dario Argento: una vera e propria fantasmagoria del colore, una rivoluzione espressionistica tuttora citata e copiata in molti film horror che, nelle intenzioni di Tovoli e di Argento, doveva applicare al cinema di genere le teorie di Antonioni circa la drammaturgia del colore.
Un estratto del libro contenente il ricordo di Luciano Tovoli del primo incontro con Dario Argento è stato pubblicato a inizio anno qui sul nostro blog.
Gerry Guida, Alfio Contini. Luci e colori di una vita (Teseo)
Alfio Contini, scomparso lo scorso anno a 93 anni, è stato dietro alla macchina da presa di innumerevoli film-simbolo del cinema italiano, alternandosi agevolmente tra i generi per realizzare film molto diversi tra loro come Il sorpasso e I mostri di Dino Risi, Zabriskie Point e Al di là delle nuvole di Michelangelo Antonioni, I girasoli di Vittorio De Sica e Galileo e Il gioco di Ripley di Liliana Cavani. Il libro, a cura dello studioso di cinema Gerry Guida, è un affascinante viaggio nei ricordi dei set di oltre mezzo secolo di cinema italiano.
Monica Pollini, La luce come emozione. Conversazione con Beppe Lanci (Artdigiland)
A completare la “trinità” dei tre più noti direttori della fotografia italiani della generazione nata fra la fine degli anni trenta e l’inizio degli anni quaranta vi è adesso Beppe Lanci: ora docente di fotografia al Centro Sperimentale di Roma, è noto a livello internazionale per la sua fotografia in Nostalghia di Andrej Tarkovskij; nel cinema italiano sono stati particolarmente importanti e significativi i suoi sodalizi con Marco Bellocchio, i fratelli Taviani e Nanni Moretti. Da Nostalghia a Caro Diario, da La notte di San Lorenzo al premiato La balia di Bellocchio, questo libro-intervista vuole essere un’esplorazione a tutto tondo dell’approccio umanistico alla luce che ha caratterizzato il percorso di Lanci, dando molto spazio anche al suo percorso spirituale.
Giuseppe Pinori, La luce come compagna. Viaggi, incontri, miracoli di un autore della cinematografia (Artdigiland)
“Luce, ombra, fotografia sono parole d’amore”: con questo libro autobiografico Giuseppe “Pino” Pinori, direttore della fotografia italiano scomparso lo scorso aprile, ripercorre la sua cinquantennale carriera, iniziata con le avventure documentaristiche in Africa e Asia al fianco di Florestano Vancini e i film inchiesta di Cesare Zavattini ed Enzo Biaggi, e poi proseguita con importanti collaborazioni con i fratelli Taviani, Valerio Orsini, Nanni Moretti, Marco Tullio Giordano, Giuliano Montaldo ma anche un maestro del cinema di genere come Lucio Fulci.
L’introduzione del libro è stata pubblicata sul blog di Artdigiland in occasione della scomparsa di Pinori.
Orio Caldiron, Giuseppe Rotunno e la verità della luce (Skira)
Giuseppe Rotunno, detto Peppino, nato nel 1923 e scomparso all’inizio del 2021, è stato il direttore della fotografia con cui Federico Fellini ha collaborato più spesso, per film del calibro di Amarcord, il Satyricon, Roma, Il Casanova e La città delle donne. Candidato all’Oscar per All That Jazz, fu il primo straniero ad essere ammesso nell’elitaria American Society of Cinematographers. Tra i molti altri film da lui fotografati nel corso della sua carriera, che iniziò nei primissimi anni cinquanta fino ad arrivare a sfiorare gli anni duemila, Le notti bianche e Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti, La grande guerra di Mario Monicelli, Ieri, oggi e domani di Vittorio De Sica e La Bibbia di John Huston. Il libro di Caldiron, corredato da un imponente repertorio fotografico, vuole essere un sentito omaggio a questo maestro della luce, con un racconto integrale di tutta la sua carriera e molte testimonianze di registi, attori e altri compagni di strada.
Alberto Spadafora, La luce necessaria. Conversazione con Luca Bigazzi (Artdigiland)
Con ben sette vittorie ai David di Donatello che lo rendono il più premiato cinematographer della storia del premio, Luca Bigazzi è senza dubbio uno dei protagonisti assoluti del panorama italiano contemporaneo. Pubblicato nel 2012 per aprire la collana sui maestri della luce di Artdigiland, ma riedito nel 2014 in una edizione aggiornata dopo l’uscita e la vittoria agli Oscar de La grande bellezza di Paolo Sorrentino, La luce necessaria vuole essere una ricostruzione della carriera di Bigazzi e soprattutto un manifesto della sua concezione dell’illuminazione cinematografica, tanto da un punto di vista estetico e tecnico quanto anche da un punto di vista apertamente “politico”. Tra i molti lavori fotografati da Bigazzi, si ricorda tutta la filmografia di Sorrentino da Le conseguenze dell’amore alla recente serie televisiva The New Pope, svariati film di Gianni Amelio e Mario Martone tra cui Lamerica, Così ridevano e Morte di un matematico napoletano, Lo zio di Brooklyn e Totò che visse due volte di Ciprì e Maresco e Copia conforme del maestro del cinema iraniano Abbas Kiarostami.
Un estratto del libro è stato pubblicato qualche mese fa qui sul nostro blog
Dennis Schaefer, Larry Salvato, I maestri della luce. Conversazioni con i più grandi direttori della fotografia (minimum fax)
Individuando quindici tra i più grandi autori della fotografia della storia del cinema occidentale, i due intervistatori hanno voluto dare una visione complessiva dell’arte della cinematografia, e della sua importanza per assicurare la resa del film e per permetterne l’ingresso nel suo immaginario collettivo. Tra i quindici intervistati spiccano Vittorio Storaro, Gordon Willis, il “principe della tenebra” che ha plasmato i chiaroscuri de Il Padrino di Francis Ford Coppola, Vilmos Zsigmond, autore della fotografia de Il cacciatore di Michael Cimino, il leggendario Michael Chapman che fotografò in bianco e nero Toro Scatenato di Martin Scorsese, e il compianto Néstor Almendros, direttore della fotografia spagnolo che per primo seppe codificare un uso espressivo della luce naturale.
Immagine di Terry Papoulias da Pixabay