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Stardust Memories. Le scintille cosmiche di Woody Allen

stardust village

Pubblicato il 20 Maggio 2021.

di Valentina Cestra

Nel dicembre 2019, quando ancora nessuno avrebbe potuto prevedere quello che sarebbe accaduto di lì a poco, allo Stardust Village era in programmazione Un giorno di pioggia a New York. La sala era affollata, nell’aria l’odore dei pop-corn. A distanza di un anno e mezzo Woody Allen torna sul grande schermo con Rifkin’s Festival, inaugura la riapertura post – Covid e con il suo ennesimo alter-ego finisce per rispecchiare lo stato d’animo di esercenti e spettatori che, pur consapevoli del fragile momento storico, non smettono di puntare sul cinema.

Allen torna in Europa e a una commedia dai toni stiracchiati e un po’ appassiti, animata da un cast di livello, ma non di facile richiamo in termini di botteghino. Mort Rifkin (Wallace Shawn), ex insegnante di cinema e aspirante romanziere, lascia New York per accompagnare la moglie Sue (Gina Gershon), press agent di uno spocchioso regista francese, al celebre festival di San Sebastian. Mentre Mort accusa problemi di cuore, il cuore di Sue viene rapito dal giovane Philippe (Louis Garrell). A complicare la situazione si aggiunge un’affascinante dottoressa Jo Rojas (Elena Anaya), che cura l’ipocondria di Mort facendogli evocare stralci nostalgici di una Manhattan passata e proiettandolo in un nuovo scenario sentimentale. I due sembrano avere molti punti in comune e Mort invita la donna a visitare i luoghi più suggestivi di San Sebastian, anche se lei finirà con l’addormentarsi durante un pic-nic (colpa forse di discorsi troppo ampollosi?). Nel frattempo il festival prosegue tra proiezioni, conferenze stampa, eventi e concerti di bonghi. Sue e Philippe sono sempre più affiatati, la loro complicità è sotto gli occhi di tutti, compresi quelli di Mort, che viene trascinato dal suo subconscio in una spirale onirica all’insegna della cinefilia. Gli omaggi in bianco e nero al Cinema che fu, compressi nel formato 4/3, rappresentano forse la parte più gradevole e spassosa del film: dallo slittino di Quarto Potere alla corsa in bici di Jules e Jim, dai dialoghi sotto le lenzuola di Fino all’ultimo respiro alla conversazione in auto di Un uomo e una donna, Allen rivisita dialoghi e situazioni memorabili.

stardust village parco

Il parco dello Stardust Village e uno scorcio dell’arena.

Lo Stardust Village è stato costruito nel dicembre del 2002, all’epoca contava otto schermi; dal 2010, dopo un ampliamento, le sale sono diventate undici, più un’arena esterna. Grazie alla presenza di diverse attività di ristoro sorte al suo interno, nel corso degli anni lo Stardust ha contribuito alla riqualifica del quartiere. Il suo parco verde è vissuto a pieno dalle famiglie ed è un punto di riferimento per l’EUR. Leila Vakef, titolare e gestore della multisala romana, racconta il prima e dopo Covid.

L’arrivo del Covid ha penalizzato gli esercenti fin da subito; nel caso dello Stardust ha polverizzato gli ottimi risultati ottenuti con la proiezione di mezzanotte a Capodanno del film di Checco Zalone e l’azienda è rimasta in poco tempo scoperta nel pagamento degli arretrati. Quando il multisala ha dovuto chiudere, si è deciso di lasciare il parco che circonda la struttura aperto, per mantenere vivo il legame con le famiglie del quartiere. Ad agosto 2019 abbiamo riavviato i proiettori per Tenet, con grande aspettativa da parte del distributore, ma la pellicola di Nolan non ha dato i frutti sperati. Le persone avevano paura ad uscire di casa e probabilmente il film non si è rivelato adatto alle tante famiglie che costituiscono il nostro target principale. Discorso diverso per il film adolescenziale After 2, che invece ha ottenuto un buon riscontro. Poi c’è stata la nuova chiusura e le carte in tavola sono cambiate di nuovo.

Come ha vissuto l’avvento dello streaming?

Sapevo che questo momento sarebbe arrivato. L’emergenza Covid ha solo accelerato i tempi, l’ascesa dello streaming era prossima, ma la sua imposizione repentina ha colto tutti gli esercenti impreparati. Se lo streaming farà parte della fruizione cinematografica futura, le condizioni di noleggio non potranno essere le stesse, è una questione che andrebbe approfondita, discussa e rielaborata. È impensabile per un esercente pagare un film che contemporaneamente viene trasmesso in TV al 49-50-51%. Deve esserci un minimo di agevolazione, bisogna rivedere la modalità di noleggio e ridiscutere il decreto finestre che non tiene conto del lavoro degli esercenti. Una sala cinematografica lavora soprattutto nei quattro-cinque week end del mese; trenta giorni sono troppo brevi per garantire un rientro o un guadagno. La vita di un film in sala prima di approdare allo streaming andrebbe decisamente prolungata.

stardusta village entrata

L’entrata principale dello Stardust Village in zona EUR, a Roma

Tra le prime tre pellicole in cartellone (‘Nomadland’, ‘Minari’, ‘Rifkin’s Festival’), quale considera quella della ripartenza?

Woody Allen è uno dei miei registi preferiti. Nel 2019 abbiamo concluso la programmazione con il suo film e adesso torna in sala con Rifkin,s Festival per la riapertura. Purtroppo, a causa delle condizioni sfavorevoli e penalizzanti, sia per l’esercente che per lo spettatore, non può essere considerata una vera ripartenza. Purtroppo, a causa delle condizioni sfavorevoli e penalizzanti, sia per l’esercente che per lo spettatore, non può essere considerata una vera e propria ripartenza. La decisione di puntare su Woody Allen è stata presa perché il film può essere visto solo accomodandosi sulla poltrona in sala e perché è un omaggio al Cinema. È stata una riapertura emotiva, irrazionale e non di certo dettata da strategie di marketing. 137 presenze in un sabato contro le 2005 di un normale sabato pre-pandemico non sono certamente dati rincuoranti. Ma era necessario far ripartire le macchine, tornare a far funzionare quello che non funzionava più.  È una ripartenza di cuore e non di cinema. Perché senza film, una sala rimane una scatola vuota.

Le disavventure esistenziali di Mort Rifkin scorrono sul grande schermo fino a scontrarsi con la Morte metaforica del Settimo Sigillo (interpretata da Christoph Waltz), che in questa nuova comica rilettura offre soluzioni decisamente più spicciole e invita il suo sfidante di scacchi mancato, ad assumere soluzioni pragmatiche, a lasciare delle questioni in sospeso. Così, Mort/Allen, al pari di Sisifo, trasporta il peso dell’incertezza, stanco e un po’ appannato, mentre noi spettatori, per un attimo, ci dimentichiamo del macigno e restiamo volentieri al di là dello schermo, al riparo della quarta parete. “Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo.” (Camus)

Stardust Village si trova a Roma, in Via di Decima 72 – www.stardustvillage.it

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Qui e sopra al titolo, due delle undici sale dello Stardust Village.

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